
Il Bologna vince la Coppa Italia 2025, Ndoye firma il successo 1-0 sul Milan
Lucio Dalla cantava di una notte dei miracoli, ma non c’è nulla di miracoloso in quello che è successo all’Olimpico. Dopo una bellissima cavalcata il Bologna ha vinto con merito la finale di Coppa Italia, superando il Milan per 1-0, la firma sull’ultimo capitolo della competizione è di Dan Ndoye. I rossoblù l’hanno voluta di più, hanno creato di più e hanno giocato con maggiore attenzione ai dettagli la gara. Anche a livello ambientale i bolognesi hanno fatto sembrare l’Olimpico una sorta di succursale del Dall’Ara.
Il successo è il terzo della storia del club e arriva a 51 anni di distanza dal precedente. Per i felsinei si tratta forse del punto più alto del loro XXI secolo e fa il paio con la storica stagione dello scorso anno, culminata con la qualifica in Champions League. Nello sport si dice: “vincere è difficile, ripetersi ancora di più” e il Bologna con questo titolo ha certificato il superamento di questo esame. È il primo trofeo di questa dirigenza, capace in undici anni di trasformare questo club storico, da macinino malandato e ormai da rottamare, a una fuoriserie da esporre nei più bei saloni automobilistici del mondo del calcio.
Per quanto riguarda la partita in sé, non si può parlare di una bella gara. La sfida si gioca ad altissima tensione, in campo c’è tutto l’agonismo tipico di una finale e l’avvio contratto da parte di entrambe le squadre ne è la riprova. Ma alla fine i rossoblù vincono quell’ansia da titolo, riescono a distendere i propri nervi, così come il loro gioco e il gol ne è solo la naturale conseguenza. Detto questo è servito anche tutto lo spirito battagliero tipico di Italiano e del suo gioco per resistere l’assalto finale e conservare il vantaggio fino al triplice fischio di Mariani.
Per la gara Italiano ritrova per dieci undicesimi la sua formazione tipo. Tra i giocatori in dubbio infatti resta in panchina il solo Odgaard, sostituito da Fabbian. In attacco c’è Castro, con Ndoye a sinistra e Orsolini al centro. Ferguson è titolare e capitano al centro con Freuler. Dietro non si tocca la coppia Beurkema e Lucumí, è Holm la scelta sulla destra al posto di Calabria, con Miranda a completare la linea davanti a Skorupski. Nel Milan invece confermato quasi in toto lo schieramento della gara di San Siro, uniche differenze sono la presenza di Fofana titolare al posto di Loftus-Cheek in mediana e il ritorno di Leao titolare al posto del connazionale Joao Felix.
Nei primi minuti in casa Milan provano a emergere le qualità individuali. Ogni volta che Leao ha la palla, riesce a cambiare il ritmo e mette spesso in difficoltà Holm con coperture sempre faticose. Il momento positivo dei rossoneri non dura molto, ma al 10’ l’occasione per sbloccarla è di marca milanista. Palla persa del Bologna in difesa: cross di Jimenez e quasi autogol di Beukema, salvato da Skorupski, il quale si ripete qualche istante dopo su Jovic. Due respinte che da sole valgono il 7 in pagella per il portiere polacco.
Quell’occasione sembra infatti svegliare un Bologna sornione. Orsolini e Ndoye si mettono all’opera e cominciano a mettere in difficoltà la retroguardia dei ragazzi di Conceiçao. I rossoblù si impongono con la loro pressione e gli attacchi frequenti, spegnendo a poco a poco lo spirito milanista. Si alza così il tasso agonistico in campo, arrivano i primi cartellini gialli e anche alcuni episodi che hanno fatto molto discutere sui social di sponda rossonera, tutti invece gestiti bene da Mariani in campo. Bravo infatti l’arbitro a premiare il gioco, senza mai perdere il polso della gara.
Si arriva così al riposo sullo 0-0, ma un Bologna in crescita, il cui dovere è quello di non farsi prendere dalla frenesia. Gli emiliani stanno facendo tutte le cose giuste per vincere questa finale e non bisogna concedere ai rossoneri la chance di far deragliare il treno il rossoblù. La pausa però non arresta la crescita bolognese, al contrario a inizio ripresa la squadra di Italiano sembra ancora più convinta. Con questo carico si arriva dunque al 53’ quando il Bologna riesce finalmente a sfondare e realizzare la rete che sblocca la gara.
L’azione del gol è la più bella del match. Freuler riceve sulla trequarti e attacca l’area di rigore, servendo molto bene Fabbian al limite. L’italiano serve benissimo Orsolini, il quale si è liberato al centro dell’area trovando perfettamente il buco e riuscendo in maniera eccelsa a restare in gioco. Il numero 7 viene fermato con un recupero last minute di Theo Hernandez, ma il pallone arriva a Ndoye. Lo svizzero avrebbe l’occasione di calciare subito, ma non lo fa. Al contrario finta e si costruisce lo spazio per superare il muro rossonero, due tocchi dopo lo stop, prima di colpire con il destro sotto l’incrocio dei pali.
Difficile descrivere quello che è il tripudio sugli spalti, ma negli occhi dei giocatori si vede la scintilla, del trofeo a portata di mano. Quelli che seguono infatti sono tra i quarantacinque minuti di maggiore sofferenza degli ultimi anni di calcio felsinei. Il Bologna ha il destino nelle proprie mani, il titolo a pochi passi e deve contenere la reazione nervosa di una squadra forte, al netto della confusione regnante nell’universo Milan.
Conceiçao prova a giocarsi le stesse carte della sfida di San Siro. Entrano Joao Felix, Gimenez e Walker, cambiando così l’assetto dietro a quattro uomini. La risposta di Italiano è conservativa, ma vincente. Entra infatti Casale ad aumentare il numero di marcatori, così come Pobega aumenta il tasso agonistico in mezzo al campo, rinunciando così a un attaccante come Orsolini. Inizia così l’assedio milanista, da cui però i rossoneri cavano pochi ragni dal buco.
Il Bologna si assesta con gli ingressi di Dallinga e Odgaard, a battagliare sui palloni lunghi, per tenerli il più lontano possibile dall’area: missione compiuta da entrambi in più occasioni. Il Milan incrementa ancor di più il suo potenziale offensivo nel finale, aggiungendo anche Abraham e Chukwueze, in un attacco con Leao, Felix e Gimenez già in campo. Non cambia però nulla. Al 97’ Mariani fischia tre volte e mette i sigilli su una nuova pagina di sport bolognese. I rossoblù rispolverano la bacheca e aggiungono un nuovo trofeo alla propria collezione.
È la vittoria di una città troppe volte sottovalutata, rappresentata da una squadra bella da veder giocare e altrettanto poco considerata a causa della sua storia recente. L’intuizione di un proprietario e la guida di una dirigenza impeccabile, la quale dopo anni di assestamento hanno portato il Bologna qui oggi. È la vittoria di un gruppo nato sotto Sinisa Mihajlovic, il cui lavoro è stato purtroppo ostacolato da un male infame, che lo ha strappato troppo presto a tutti noi. È la vittoria di una squadra oggi tornata grande e capace di giocare in Paradiso, come altri prima di loro.
I numeri in queste partite a volte sono quasi offensivi per la tensione di gioco, ma vale la pena citarli per sottolineare le dimensioni della vittoria emiliana. Il Bologna perde il duello per il possesso palla, complice la grande pressione del Milan nel finale di gara. I rossoneri schiacciano i rossoblù nell’ultima mezz’ora, ma vincono la sfida per il possesso complessiva solo per 54-46 in percentuale. Più passaggi completati tra i meneghini (425 contro 375), ma maggiore precisione tra i bolognesi (88% di conversione per i felsinei, 86% per i milanisti).
In zona gol però la superiorità bolognese è evidente. Sono 11 i tiri complessivi dei ragazzi di Italiano, contro i 7 avversari. I tiri in porta contano 5 a 2 sempre per i rossoblù e anche la qualità degli stessi premia il Bologna. Il conto degli expected goals infatti si ferma a 0,94 xG per i rossoneri, mentre i campioni arrivano fino a 1,44 xG: Si certifica così il merito dietro a quel trofeo sollevato da Ferguson, De Silvestri, Orsolini e compagni. Una scena da film, condivisa con i circa trentamila bolognesi presenti, supportati da un contorno emozionante di fuochi pirotecnici tricolore. Ora si attende solo la coccarda sulle maglie del prossimo anno.