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Ottavo clean sheet, sono soddisfazioni di questi tempi:
Mihajlovic in conferenza stampa sottolinea questo aspetto, ma si vede che non ci crede neanche lui, così come quando, quattro mesi fa, decise per il cambio di modulo, consigliato dai senatori, evidentemente stanchi di correre tanto; infatti, oggi, il Bologna è una delle squadre che corre meno in assoluto: mai mettersi nelle mani dei calciatori, perché saranno i primi a mollarti quando le cose non funzioneranno, come già si nota in alcuni atteggiamenti.
Per coloro, e cominciano ad essere tanti, che oggi invocano un ritorno al vecchio modo di interpretare le partite (sottovoce però, perché due mesi fa erano tutti gasati dalla classifica senza guardare come erano arrivati quei punti) dico che sarebbe sbagliato: Mihajlovic perderebbe la faccia, che forse è l’unica cosa che ancora gli è rimasta, almeno nei riguardi dei senatori.
In realtà il Bologna di ieri non è stato neanche il più orrendo della stagione: questa squadra ha giocato partite modestissime portando a casa vittorie che avevano illuso tanti, ma contro l’Empoli ha mostrato segnali di ripresa, seppur dentro ad una proposta di gioco desueta, tutta propensa al “primo non prenderle”.
Mancano quasi del tutto quei principi di gioco che avevano elevato la squadra di Mihajlovic come una compagine che se la giocava contro chiunque: l’uscita da dietro con giropalla codificato nonostante un portiere che con i piedi è sconcertante (migliorano tutti in quel fondamentale: Strakosha visto sabato sera sembrava Reina quando, fino ad un anno fa, non era capace di fare un passaggio; il nostro se è possibile è peggiorato!), la scomposizione in verticale dei centrocampisti, le rotazioni in zona rifinitura, gli inserimenti senza palla, l’attacco alla profondità: tutti concetti abbandonati in nome del “primo non prenderle, che tanto là davanti prima o poi uno lo facciamo, visto che quest’anno abbiamo la tanto agognata punta”: concetti che nel calcio professionistico ed iper organizzato come quello di oggi non si possono ascoltare.
Invece la palla gira lenta, la risalita del campo appare sempre faticosa, la conquista della metà campo opposta avviene quando ormai gli avversari sono schierati, le transizioni sono una rarità e tutto l’attacco del Bologna è solo posizionale, con le relative difficoltà ad attaccare assetti ormai allineati.
Eppure, in mezzo a questo mare di tristezza, qualcosa di meglio rispetto alle ultime gare si è visto: provando a vedere il bicchiere mezzo pieno, così da sperare almeno in una ripresa dei risultati (per la qualità del gioco ormai gliel’ho data su…), il possesso palla è stato per tutta la gara in mano ai rossoblù in maniera decisa 60%, la percentuale di precisione del palleggio è tornata ad un più rassicurante 82% dopo i crolli di gennaio, il dominio territoriale in alcuni tratti di partita è stato evidente anche ad occhio nudo, soprattutto nelle parti centrali delle due frazioni; questi aspetti non sono trascurabili dentro ad una squadra che ha avuto un crollo verticale dei risultati e delle prestazioni (4 punti nelle ultime 8 partite).
Le prestazioni dei singoli sono quasi tutte al limite della sufficienza ma per alcuni gli alibi ci sono: Vignato fuori ruolo è ingiudicabile, i nuovi vanno rivisti per più tempo, mentre Schouten al rientro è stato dignitoso.
Semmai ci sarebbe da chiedersi del perché un allenatore si intestardisce a far giocare calciatori fuori ruolo per ostinazione tattica, ad esempio Skov Olsen e Orsolini da esterni bassi nel girone di andata o perché ha deciso che un calciatore di ruolo a lui inviso, mi riferisco a Dijks, non possa giocare in assenza del titolare mettendo così in difficoltà tutta la squadra oltre al sostituto del caso, Vignato.
Il Bologna non è un suo giochino con cui può fare ciò che vuole: il suo compito sarebbe quello di allenare bene la squadra e mettere in campo i calciatori nelle posizioni più congeniali; Dijks, nel caso, lo si può punire panchinandolo tutte le volte che Hickey è disponibile e fra quattro mesi, tanti ne mancano alla fine del campionato, un bel ciaone.
Ma l’orgoglio è una brutta bestia da gestire!
Tosco
Foto: Image