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Nella conferenza stampa di sabato Thiago Motta ha dichiarato cose riguardanti alcuni concetti del “suo” calcio che fino ad oggi non aveva ancora specificato in pubblico e più precisamente: ” cercare, senza palla, di orientare l’avversario come abbiamo provato a fare e da quando sono arrivato ed è quello che vogliamo fare sempre”; nel primo tempo è stato impossibile sviluppare questa strategia per la totale mancanza di palleggio degli avversari, che si sono consegnati tatticamente ai rossoblù ( 70% di possesso Bologna!), nella ripresa il possesso palla si è quasi ribaltato ma fortunatamente il risultato era già fortemente condizionato ed in effetti alcune “trappole” per fare scattare alcune ripartenze si sono viste.
Ancora Motta: “cambiare ritmo sulla pressione; ci sono momenti in cui l’avversario lo dobbiamo invitare a giocare e sfruttare il nostro recupero e quando abbiamo palla, cambiare ritmo, giocando di prima, saltando una linea di passaggio con un gioco lungo, sia per la partita di domani che per sempre”; questo nella ripresa come dicevo si è visto meglio: le ripartenze sono state efficaci per tempismo e precisione tranne purtroppo nella conclusione: in due occasioni palla alta (Orsolini e Dominguez) e in una occasione invece, è servito un super intervento di Falcone per negare un meritatissimo gol a Posh.
Infine: “è importante che “siamo blocco”, che quando andiamo a pressare l’avversario lo facciamo insieme, e quando esiste il momento di difendere col blocco basso, voglio vedere una squadra che quando difende sia squadra”; sotto questo aspetto si è visto un netto miglioramento da confermare nelle prossime gare, perché una partita sola non è attendibile e fino a ieri era veramente sporadico il “blocco” squadra a cui si riferisce Thiago Motta.
Ho usato le parole della conferenza stampa pre partita per indicare alcuni passaggi utili a capire la trasformazione che il nuovo mister del Bologna sta attuando, visto che ad occhio nudo sono percepibili solo in parte: forse la “mezza rivoluzione” è tale per le scelte fatte su alcuni calciatori ai margini nella passata gestione (Aebisher, Ferguson, Posh, Bonifazi, Sosa) o utilizzati diversamente (Dominguez, Aebisher, Medel).
Il gioco è ancora poco decifrabile: alcune situazioni in controllo di palleggio sono interessanti, così come alcune ripartenze sembrano ben orchestrate, ma i cali di ritmo e il palleggio “falloso” della ripresa (sia contro la Samp, sia ieri contro il Lecce), lasciano pensare come (giustamente) ci sia ancora molto da lavorare; non tanto dal punto di vista tattico (la squadra ha un assetto assolutamente variabile, l’unico “numero ” che ha una logica enunciare è l’allineamento difensivo a 4, il resto è fatto di tante rotazioni offensive e occupazione degli spazi lasciati liberi dagli spostamenti e dai cambi di posizione), quanto sotto l’aspetto dell’intensità e della tensione emotiva.
Se si alza il livello di questi aspetti, forse il peggio è passato e si potrà sperare in un progetto tecnico in controtendenza, altrimenti sarà il solito Bologna: una rosa costruita per il centro classifica che però non rispetta tali parametri e viaggia al di sotto del proprio potenziale.
Tosco
Foto: Getty Images