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Il Bologna ha preparato la partita decidendo di aspettare la Roma e cercando di togliere ai giallorossi profondità, scappando all’indietro a palla scoperta e lavorando bene sulle marcature preventive; queste sono le parole rilasciate da Mihajlovic: una sorta di trattato delle ovvietà, buono solo da dare in pasto a chi il calcio lo capisce guardando solo il risultato finale e la classifica.
In realtà in mezzo ci sono anche un sacco di altre cose fatte bene o meno bene, ma probabilmente anche lui non ha voglia di uscire dalla banalità conoscendo bene il mondo bipolare del calcio e si gode il momento sapendo che, dopo la sesta di campionato, tutti coloro che oggi si esaltano e lo venerano per un cambio modulo (che in realtà è un cambio concettuale), lo volevano rispedire a Roma o in Serbia per prendere Ranieri: adesso a costoro è rimasto Bigon come obiettivo su cui sfogare le proprie frustrazioni o insistere sul Saputo plumone perché non ha sostituito
Tomiyasu: comoda così.
Al sottoscritto e agli altri che invece lo apprezzavano anche prima per quanto fatto vedere nell’arco delle cento partite, resta la soddisfazione della classifica sperando di tornare a vedere un calcio meno noioso, ad esempio, non dimenticando che si, lo scorso anno ne abbiamo presi cinque dai giallorossi ma l’anno prima abbiamo vinto a Roma due a tre con forse la più bella partita della sua gestione; quindi come la mettiamo?
Che ognuno resta della propria idea e che le banderuole del tutto bello adesso e del tutto schifo dopo Empoli sono dei poveretti.
La vittoria è arrivata attraverso una prova di grande solidità e tenacia ma non abbiamo certamente assistito ad una partita memorabile: un’azione gol del Bologna, tre della Roma tutte di Abraham, per il resto tanto ordine tattico, concentrazione per tutti i novanta minuti, qualche aggiustamento obbligato dall’infortunio di Arnautovic e il Bologna porta a casa tre punti fortissimamente voluti, che è la vera novità della squadra: lo sbattimento e la voglia con cui interpretano le partite e immagino gli allenamenti, sono la cosa che dovrebbe far pensare (o incazzare se si pensa a quanto lasciato nel passato).
Tatticamente squadre a specchio con la curiosità dei due quinti adattati: il mancino rossoblu Skov Olsen in fascia destra, al contrario El Sharawi in fascia sinistra essendo destro di piede che si sono sostanzialmente annullati a vicenda, mentre l’uscita forzata di Arnautovic ha obbligato Barrow a fare la punta centrale (non proprio il suo ruolo preferito) ma ha anche tolto un riferimento alla linea difensiva avversaria, che per qualche minuto si è trovata ad affrontare un attacco più mobile come, ad esempio, nell’azione del gol: il bel movimento di Sansone a liberare lo spazio per il tiro di Svanberg ne è una dimostrazione.
Alla lunga l’assenza di Arnautovic si è fatta sentire perché al Bologna restava solo il palleggio per uscire dalla metà campo non potendo appoggiarsi sull’austriaco: questo sarà un tema anche per la prossima sfida contro la Fiorentina che solitamente pressa alto.
Il gol di Svanberg arrivato un po’ a sorpresa non ha comunque cambiato il corso della gara che è rimasto simile: per certi aspetti così come contro la Lazio e l’Atalanta, il Bologna ha deciso di lasciare il possesso palla agli avversari ma ha tenuto sotto controllo i ritmi della gara meritando quanto raccolto, anche se con un po’ di buonasorte (ricordo che lo ha detto Mihajlovic a fine partita in conferenza stampa, non il sottoscritto).
Tosco
Foto: Il resto del Carlino