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Usando una metafora pugilistica, il Bologna ha lavorato ai fianchi il Sassuolo per gran parte della gara, di contro, i neroverdi, hanno tentato qualche colpo di sbarramento nei primi 25 minuti con Traorè, alto sopra la traversa e con Pinamonti, parato da un ottimo intervento di un attento Skorupski.
Il lavorio dei rossoblù, nonostante questi due potenziali pericoli è continuato incessantemente, il possesso palla nel primo tempo è stato quasi ipnotico (73% a metà frazione, 66% a fine prima frazione di gioco, con precisione dei passaggi all’89%: dati da record) ed ha portato a far collassare l’assetto difensivo di un Sassuolo troppo passivo: contro la Roma mercoledi scorso i neroverdi erano apparsi in ripresa, ma si sa, giocando ogni tre giorni può succedere che una squadra fatichi a trovare le giuste motivazioni e le relative risposte fisiche; capita a tutti ed è stato bravo il Bologna ad approfittarne.
Così i rossoblu producono, insieme alla gara contro il Lecce, la seconda vittoria della gestione Motta, convincente dal primo all’ultimo minuto, lasciando agli avversari solo spiccioli di palleggio nel finale di partita a risultato ampiamente acquisito, utili solo a riequilibrare le statistiche finali.
Difficile pensare e credere che in un futuro prossimo questo possa essere effettivamente la proposta definitiva del calcio di Thiago Motta: troppe variabili ancora sono da certificare, troppo altalenante il “suo” Bologna al netto dei punti in classifica che dopano un po’ le reazioni dell’ambiente.
Per chi come il sottoscritto ama vedere la squadra giocare a calcio, la gara di ieri sera è stata meravigliosa, strepitosa per proposta e filosofia di gioco; chi invece misura le partite in base alle occasioni create non si può certo dire che il Bologna abbia preso a pallate Consigli, ma il dominio dei rossoblù è stato tale che firmerei per avere un Bologna sempre con questa idea di calcio: ecco ciò che intendo per “identità”: concetto poco compreso, come mi è sembrato di intuire, dai commenti nei miei recenti articoli.
Una squadra con una forte identità questo tipo di partita, nelle intenzioni, la fa contro chiunque, con esiti certamente idefinibili in base alle variabili del calcio, ma senza troppi adattamenti in funzione degli avversari.
Qualche esempio?
In fase di possesso l’idea di Soriano in quella posizione era riferibile solo alle caratteristiche dell’avversario o perché si voleva palleggiare in un certo modo quando si aveva palla?
In fase di non possesso, passare dal lasciare 34 passaggi di media prima di recuperare palla contro l’Inter a 10 come successo ieri sera contro il Sassuolo, è solo per demerito degli avversari o perché si è deciso che necessitava essere più aggressivi e più intensi?
Quando avrò queste risposte potrò essere sicuro che la squadra ha trovato la strada giusta per quelli che sono i miei (pre)concetti calcistici: per ora godiamoci queste quattro vittorie nelle ultime cinque partite macchiate solo da una sconfitta pesante che non va dimenticata ma che, certamente, dopo ieri sera, si ricorderà come un incidente di percorso che sarebbe meglio evitare in futuro come rimarcato tra l’altro da Thiago Motta e Di Vaio nel post Inter.
Motta ha già una folta schiera di adulatori che lo abbandoneranno certamente non appena arriveranno le prime due sconfitte consecutive mentre, il sottoscritto, ne sta apprezzando il lavoro tattico, motivazionale e comportamentale, non comprendendo ancora del tutto alcuni aspetti identificativi del suo calcio.
Sono invece certo del fatto che non sarò tra quelli che lo abbandoneranno quando, purtroppo, arriveranno alcuni risultati negativi.
Tosco
Foto: Getty Images