Facebook
Twitter
LinkedIn
Contrariamente a quanto percepito nel post partita, non mi è sembrata una gara da finale di campionato, almeno per ritmo e falli commessi durante i novanta minuti e comunque contro un Hellas così volitivo se non stavi sul pezzo potevi prenderne un bel po’ quindi onore ad entrambe le compagini per come hanno interpretato la gara.
Le due squadre si sono date battaglia con evidenti idee di calcio opposte: più compatto, aggressivo e fisico il Verona, più tecnico, verticale e allungato sul campo il Bologna, ridisegnato per l’occasione in corsa da Mihajlovic che, stante alcune difficoltà nell’accoppiarsi su riferimenti molto mobili, con Kalinic che portava fuori Soumaoro, ha dovuto invertire più volte le posizioni dei due difensori centrali e abbassare Schouten per assorbire gli inserimenti degli avversari che si inserivano via via.
Conseguentemente Vignato ha scalato in mediana per aiutare Soriano dentro ad un approssimativo 4-1-4-1 o giù di lì.
Direi che tatticamente Juric ha preparato la gara obbligando Mihajlovic a re-agire proprio per i cattivi accoppiamenti che venivano a crearsi sul terreno di gioco: capita, a volte l’inerzia della partita riesce poi a ribaltare i piani tattici prestabiliti, altre no: all’andata fu esattamente il contrario, come venne sottolineato in conferenza stampa dal mister degli scaligeri Juric che riconobbe la superiorità dei rossoblù.
Individualmente le note positive arrivano da Schouten per la grande puntualità nei sacrifici in copertura, De Silvestri per come ha contenuto il sempre fastidioso Lazovic e per il gol del primo pareggio, Soriano autore di un ottimo secondo tempo e l’eterno Palacio.
Le note meno positive riguardano le difficoltà dei due centrali soprattutto Tomiyasu, poco da segnalare per gli altri mentre i cambi al novantesimo sono tutta fuffa: fare esordire ragazzini solo per finalità statistiche mi sembra un cinema di cui si poteva fare sinceramente a meno ma sappiamo che al nostro mister queste sboronate piacciono e ce lo teniamo così, che va poi bene lo stesso.
Semmai Sinisa dovrebbe fare un pochino di chiarezza sulle tante contraddizioni che hanno sottolineato la sua esperienza fino ad oggi: le dichiarazioni del volere una squadra che possa ambire oltre il decimo posto “sennò meglio stare a casa con la moglie” (cit.) e poi parla di salvezza quando il presidente dichiara di ambire ai 52 punti; l’unico allenatore che si da obiettivi differenti da quelli del datore di lavoro: inaudito nel mondo reale.
Fare il conteggio della campagna acquisti in conferenza stampa dando un prezzo ai calciatori arrivati dimenticando scaltramente però quelli della campagna precedente, ben più costosa e onerosa, con alcune contraddizioni tattiche commesse anche col suo avvallo, vedi Barrow prima punta: inaudito nel mondo del calcio, mai e poi mai ho sentito allenatori parlare di costi dei propri calciatori, di quello che era solo un prestito dell’altro arrivato per scambio, di Tizio preso a parametro zero, eccetera eccetera: di una gravità unica, lasciare la comunicazione in mano all’allenatore.
Insomma, il personaggio è questo e secondo me ha preso troppo il “largo”, sarebbe bene che i dirigenti lo riportassero dentro ad un “galateo” comunicativo più consono al ruolo che occupa altrimenti il rischio è che tutto l’ambiente “sbarelli” dietro agli sbraghi comunicativi di un dipendente, certamente importante per ruolo e lautamente pagato per questo, che dovrebbe limitarsi “solo” a fare il suo mestiere; temo però, che ormai sia tardi.
Scusate il pippone finale ma per il sottoscritto il campionato finisce qua, la prossima partita non la commenterò visto che è l’ultima e nel caso specifico avrei già dato, per cui un caro saluto a tutti.
Il Tosco l’ha vista così finisce oggi.
Alè.
Tosco
Foto: Getty Images