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La partita di ieri aveva tutti gli ingredienti per diventare ciò che poi si è rivelata: una battaglia di novanta minuti, giocata a viso aperto con pochi tatticismi da entrambe le formazioni, vinta alla fine con merito dal Bologna.
I rossoblu hanno impattato da un punto di vista fisico e atletico la grande spinta blucerchiata, motivata dalla situazione di classifica e dalla instabilità della panchina del loro mister, mettendo poi in mostra un miglior palleggio e un più efficace fraseggio: 56% di possesso e 80% di percentuale passaggi riusciti al cospetto di un avversario che ha badato ad incanalare la partita su ritmi elevati ma un po’ imprecisi, come evidenziato dalla percentuale del 72% di passaggi riusciti, che per la serie A è un dato insufficiente.
Ma la gara del Bologna è stata impreziosita anche da alcune prestazioni individuali di notevole caratura: Arnautovic e Svanberg sono stati autori di prove maiuscole col primo in evidente esaltazione fisica e tecnica e il secondo capace di spaccare verticalmente l’assetto difensivo avversario ogni qualvolta accelerava.
Comunque tutto il Bologna si è reso protagonista di una prova importante che fa dimenticare le ultime trasferte di Milano, Empoli, Udine e Napoli, giocate con piglio purtroppo molto diverso.
Quando gli allenatori parlano di mentalità intendono proprio questo: riuscire a pareggiare gli aspetti agonistici e di concentrazione con gli avversari per poter soppesare il vero valore delle scelte tattiche e dei singoli: in caso contrario altrimenti si cercano alibi e scusanti e i pareri sui quali fondare le proprie convinzioni per l’allenatore, non sono del tutto centrati.
Ieri, gli errori di alcuni singoli sono stati impercettibili proprio per l’atteggiamento del collettivo: la prestazione del subentrato Skov Olsen ne è stata la testimonianza; entrato con tutti i compagni accesi come tizzoni, non poteva certamente pascolare lungo la fascia: se lo sarebbero mangiato vivo.
In conclusione: ieri, avevamo difronte la squadra che la scorsa stagione ha fatto il tipo di campionato a cui tanti aspirano per il Bologna e che, oggi, gioca un calcio senza capo né coda, a testimonianza che cinquantadue punti ed un nono posto non stanno a significare nulla, se ottenuti come fatto da Ranieri col suo calcio, rispettabilissimo, ma desueto e sorpassato, utile solo a spremere la rosa (praticamente la stessa di questa stagione) senza lasciare un solco da ricalcare.
Tutto il contrario di quanto fatto ad esempio da Juric e De Zerbi, i quali hanno lasciato tracce chiare da poter ricalcare per i rispettivi successori, interpretando idee calcistiche differenti tra loro ma che vanno verso un calcio che al sottoscritto piace maggiormente, di aggressione il primo e di palleggio il secondo, caratteristiche che Mihajlovic proponeva in egual misura.
Oggi il mister serbo, ha deciso per altro, anche se ieri si è vista una squadra più aggressiva e con qualche trama interessante indipendentemente dallo schieramento tattico che, come sempre sottolineato da tutti gli addetti ai lavori, lascia il tempo che trova.
Comunque, non è tempo di bilanci ma solo di fotografie istantanee: l’analisi costi e benefici si dovrà fare a tempo debito, senza farsi condizionare nel giudizio, dalla classifica del momento, bella o meno che sarà (cosa difficilissima, tra l’altro) e teniamoci stretta una posizione in graduatoria inusuale; se proprio vogliamo far polemica, così mettiamo un po’ di pepe ad un lunedì piovoso, alcuni o tanti di coloro che adesso godono come ricci, dovrebbero rivedere qualche severo giudizio nei confronti della società e di Bigon visto che la squadra sembra mettere in mostra calciatori acquistati da questi dirigenti e non da altri celebratissimi direttori sportivi.
O anche costoro restano ancorati alle loro posizioni, come il sottoscritto alle proprie?
Vedete, ce n’è per tutti a ‘sto mondo.
Tosco