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Non riesco a capire cosa voglia fare questa squadra: ok, non vediamo più il pressing alto e l’uomo contro uomo a tutto campo ma nemmeno una squadra tutta sotto la linea della palla pronta alla ripartenza; non vediamo più il palleggio da dietro ( per buona pace dei suoi detrattori ) ma nemmeno la palla lunga sulle punte se non sporadicamente; non andiamo in profondità e allora proviamo in ampiezza, ma riempiendo poi poco l’area avendo, col nuovo modulo, un’attaccante in meno per un difensore in più e un centrocampista sempre bloccato.
Il nostro piano tattico è girare attorno ad Arnautovic con qualche rotazione offensiva ( che resta comunque un marchio di fabbrica ), qualche sovrapposizione scolastica dei quinti e tanti tiri dalla distanza, unica vera novità rispetto al passato.
Tutto ciò non è sufficiente per prendere in mano le gare con decisione, tanto da non riuscire a dominare il palleggio pur giocando per 60 minuti in superiorità numerica: insomma, fatico a comprendere quale sia la strada che Mihajlovic ha intrapreso.
Non vivo di certezze e la classifica, che poteva essere persino più generosa continuo a non farmela bastare per giudicare una squadra, mentre le prestazioni dei rossoblù di quest’anno mi lasciano sempre un po’ perplesso anche se intravedo nei calciatori una sorta di tranquillità su ciò che sono chiamati a fare: la squadra sembra rinfrancata da questa “normalita” tattica; una comfort zone dopo due stagioni a manetta evidentemente gradita alla maggioranza dei giocatori che preferiscono fare il loro compito tattico invece di osare qualcosa in più: tutto poco entusiasmante per il sottoscritto.
Riguardo i cambi, faccio notare come Mihajlovic in conferenza stampa abbia dato le giuste motivazioni, per cui nulla da ridire, mi trovo pienamente d’accordo e se l’interpretazione da quinto di Skov Olsen è stata blandamente recepita da quest’ultimo semmai urge riflessione in merito proprio sul calciatore che non dà mai l’idea di essere ” dei nostri “, di giocare per noi.
Chiudo ricordando come si dovrebbe tenere conto del fatto che si sia giocato per 60 minuti con l’uomo in più; dalle analisi sembra che in molti lo abbiano dimenticato concentrandosi sulle sviste arbitrali: sessanta minuti sono tanti, tantissimi in superiorità numerica per non essere critici nei confronti del Bologna di ieri, Abisso e Skorupski a prescindere.
Tosco
Foto: Getty Images