Chi aveva detto che sarebbe stato facile?
Si starà piangendo addosso la Segafredo e sarà disperato il popolo virtussino, in seguito alla sconfitta in Gara 2 di finale scudetto per 79-76 subita ragazzi di coach Scariolo. I felsinei hanno dato battaglia, ma hanno, allo stesso tempo, dimostrato di avere qualcosa in meno rispetto alla competitor, che riesce a mantenere il fattore campo e sale 2-0 nel punteggio complessivo della serie. Ma chi hai mai detto che sarebbe stato facile per la Virtus? Qualcuno, forse, ci aveva sperato, ma nessuno può dire di averlo pensato razionalmente, nemmeno per un secondo.
Il secondo atto del (speriamo lungo) confronto tra Milano e Virtus ci racconta di una vu nera, che, nonostante la vittoria dei biancorossi, offre un’ottima pallacanestro su entrambi i lati del campo per la maggior parte dei quaranta minuti di gioco: coach Scariolo trova maggiori soluzioni offensive rispetto a Gara 1, grazie, in particolare, ai punti dei lunghi fronte a canestro e ad un maggior impiego nella metà campo avversaria di Isaia Cordinier e la sua squadra si dimostra solida anche in fase difensiva. Nel commentare quanto accaduto venerdì sera, avevamo affrontato il tema della produzione offensiva di tre giocatori molto importanti per il sistema di Bologna, vale a dire Ojeleye, Abass e proprio il numero 00, Cordinier: nel tardo pomeriggio di ieri, la guida tecnica della Segafredo ordina ai suoi di servire l’ex Boston in canotta numero 37 in post basso, per permettergli di isolarsi in uno contro uno e prendere il centro del pitturato in palleggio, mentre affida al francese il compito di attaccare con prepotenza il ferro, aprendo spazi nella difesa meneghina e sfruttando le sue doti atletiche. Tutto ciò ha un’incidenza positiva sul match, nonostante Ojeleye fatichi a concretizzare le proprie occasioni, e la Virtus risulta maggiormente pericolosa in fase offensiva: le soluzioni appena citate, infatti, vanno ad aggiungersi al post basso di tanti giocatori bianconeri, alla ricezione spalle a canestro di Jaiteh, alle uscite di Belinelli e, più in generale, a tutte quelle idee già messe in pratica dai felsinei nel primo atto di queste Finals.
La Virtus gioca in maniera corale e lo fa anche nella propria metà campo, all’interno della quale segue i giocatori avversari, mantiene la concentrazione e si conferma aggressiva al punto giusto; l’Olimpia risponde con il talento dei propri profili individuali, a partire, in Gara 2, da Shields e Baron, comunque marcati al massimo delle loro possibilità da Cordinier e Belinelli. La differenza tra le due compagini la fanno i dettagli, o, per essere più precisi, il comportamento dei cinque giocatori in campo nei momenti decisivi: l’Emporio Armani segna, torna in vantaggio e, di fatto, non sbaglia più, le vu nere, inspiegabilmente private di Belinelli e di un timeout decisivo ai fini dell’ultima rimessa, sono meno concrete e commettono errori banali, su tutti l’1/4 ai liberi di Shengelia, il mancato canestro in contropiede dello stesso georgiano e l’1/2 a gioco fermo di Hackett.
Al netto di quanto scritto fino a questo punto, è facile intendere come la serie non sia affatto conclusa e la Segafredo abbia la possibilità di portare a casa qualche incontro, continuando a giocare la propria pallacanestro ed a seguire le idee tattiche del proprio allenatore, nonostante qualche ingenuità commessa anche dall’ex Fortitudo. E’ facile battere questa Olimpia Milano? Assolutamente no, ma il bel gioco, prima o poi, vince.