l’Europa chiama: II° atto
Domenica 17 dicembre, ore 18, allo stadio Renato Dall’Ara il Bologna dell’allievo, Thiago Motta, trafigge i giallorossi capitolini del maestro, Josè Mourinho. Sei giorni dopo, l’italo-brasiliano è costretto ad un’altra sfida di spessore, contro un altro maestro facente parte del suo percorso: Gian Piero Gasperini.
Il tecnico bergamasco in settimana ha ribadito quanto di straordinario stia facendo il suo diretto avversario: “Il Bologna è lo specchio del Motta calciatore, che in campo non sbagliava mai”. Presente assieme alla famiglia e agli oltre ventiseimila tifosi allo stadio, anche l’ex CT della Nazionale italiana, Cesare Prandelli, che a una domanda su Motta ha risposto così: “Un allenatore di leadership, senza dubbio, di grande carisma. Ma direi anche e soprattutto un allenatore di grandi idee.
Al di là dell’organizzazione che ha dato, ha portato a mio avviso tanti concetti, più che schemi precisi. E questi concetti, questi principi, vengono fuori in modo lampante”. Un Bologna che è la vera sorpresa del campionato, con valori al rialzo e crescite esponenziali da batter ciglio a mezza Europa. È il mondo del Bologna e di Bologna, perché i tifosi è come se veramente scendessero in campo assieme a loro, e l’ovazione (fatta di cori, applausi e fuochi d’artificio) ai calciatori in rientro con il pullman da San Siro è stata l’ennesima dimostrazione. I rossoblù hanno sì perso energie fisiche e mentali, ma in fin dei conti lo sforzo ha ripagato a pieno. Se davvero esiste il detto “vincere aiuta a vincere”, sognare ora non è più qualcosa dì astratto. Mercoledì, nel turno di Coppa Italia, ulteriore prova di coraggio, lotta e sacrificio contro la detentrice del titolo per due volte consecutive che non cadeva in un ottavo di Coppa Italia dalla stagione 2013-14. Due sole partite per i felsinei, per chiudere un 2023 da incorniciare, tolte le due sconfitte iniziali con Roma e Atalanta.
Da lì infatti, il Bologna ha invertito la rotta, prendendo consapevolezza dei propri mezzi, perdendo meno partite possibile e togliendosi più di qualche sassolino dalla scarpa. Se non vince, almeno non perde. Sembra essere questo il concetto di base, dietro al quale lavora ogni giorno Motta e il suo staff: lo si legge in campo, dove il Bologna appare sempre equilibrato in entrambe le fasi e frazioni di gioco, assumendosi comunque il rischio di impostare dal basso e facendo del portiere il primo uomo di costruzione. Tornando a noi: Motta ritrova Gasperini, imbrigliato nell’ultimo precedente, al Gewiss Power, quando Zirkzee e compagni portarono a spasso l’armata bergamasca. I bergamaschi che, per certi versi, si sono visti settare il loro modo di giocare, grazie all’impronta in panchina di un signore che fuori dal campo pare odiato, ma in campo ha molto da insegnare… Non più pressione uomo-a-uomo a tutto campo, nonostante la perseveranza su intensità e rapidità di manovra. Esenti dal match i soliti Toloi, Palomino e Bilal Tourè nelle file beragamasche, Karlsson per i rossoblù. Felsinei e orobici, però, che sono lieti di riabbracciare, rispettivamente, Riccardo Orsolini e Gianluca Scamacca.
Difficile possano partire dal 1’, ma diretti attenzionati a gara in corso, specialmente il primo, il quale, da buon ex di turno, ha qualche motivazione in più per poter risultare pungente. Thiago Motta va verso la conferma del tridente Ndoye-Zirkzee-Saelemaekers; supportati da Ferguson, affiancato dal metronomo Freuler (altro ex) e uno tra Aebischer e Moro (presumibilmente il primo, ma con Motta mai dire mai). La coppia centrale difensiva si presuppone sia Calafiori e Lucumì, a riposo Beukema dopo i 120’ in settimana, sulle fasce, mentre Posch è sicuro della titolarità, sull’out di sinistra continua a tenere banco il duello Kristiansen-Lykogiannis.
Fino a sette giorni fa era impensabile parlare di dubbi nel paccheto portieri, fino a quando, a sorpresa, Motta ha lanciato nella mischia Ravaglia, che tra l’altro in Coppa ha parato un rigore all’attaccante più in forma della Serie A. Skorupski in vantaggio sul bolognesissimo, ma di certo non c’è più nulla. Piedi per terra e continuare a lavorare sodo, questo il motto mottiano (scusate il gioco di parole), sebbene nella conferenza della vigilia abbia fatto trapelare qualche elogio di troppo che non sempre siamo abituati a sentire dalle sue labbra. Certo, risulta difficile mantenere i piedi per terra dopo che ti vedi quarto in classifica con una squadra che mai si era trovata lassù prima d’ora nell’era recente, e in appena tre giorni hai battuto la Roma del maestro Mou e “la tua Inter” in Coppa Italia.
La sfida di oggi funge da conferma per chiudere la settimana con il massimo del bottino e far tornare sui propri passi chi, estratto il calendario, vedeva i rossoblù spacciati nel clima natalizio.