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Il Tosco l’ha vista così: BOLOGNA LAZIO 1-0
Difficile non rimanere colpiti dalla solidità mentale della squadra di Thiago Motta: questo aspetto a volte viene sottovalutato, ma in uno sport in cui i valori si assottigliano per via dei tanti tatticismi necessari a sorprendere gli avversari, la tenuta mentale di una squadra diventa determinante.
Restare dentro al copione, al piano partita preparato, non farsi ingolosire da situazioni che solo apparentemente potrebbero apparire come scorciatoie ( il lancio lungo, una palla in profondità ) per portare invece avanti con convinzione la propria idea calcistica, è probabilmente il vero successo del lavoro di Motta.
Immagino i tanti che durante il primo tempo si saranno lamentati, prima del troppo palleggio lasciato alla Lazio, poi dei troppi tocchi ritenuti rischiosi dei giocatori del Bologna per tentare di uscire dalla ragnatela del pressing avversario; proprio così invece i ragazzi di Motta hanno demolito le certezze della Lazio che non solo andava a sbattere contro un muro, ma un muro che non ti restituiva il pallone, anzi lo tratteneva, e tardava a ridartelo per finire poi a tenerlo per sè.
“Li abbiamo frustrati” diceva Motta dopo la gara contro il Napoli e ieri è riuscito a fare altrettanto contro la Lazio, depotenziando tutto l’armamentario degli avversari, riducendolo a soli isterismi nel chiedere rigori inesistenti e ipotetici falli a tutto campo.
Per chi come il sottoscritto ama il calcio “degli allenatori”, il primo tempo è stato un esercizio tattico di rara bellezza: so di andare in controtendenza con coloro che amano le partite aperte, quelle scoppiettanti ma perdonatemi se ragiono diversamente; in quella prima frazione c’è una tale mole di lavoro a Casteldebole che non può passare in secondo piano e se oggi in tanti esaltano la squadra, il mister, la classifica e le rinnovare ambizioni (parola che detesto quando usata a sproposito), costoro non possono non apprezzare le frazioni di partite, lunghe o meno, in cui il tatticismo sembra esasperato: sono propedeutiche alle non sconfitte, quelle che a volte diventano poi vittorie.
Il Bologna non ha tutto il potenziale da poter sprigionare di volta in volta per mantenere questi livelli di risultati, deve fare di necessità virtù, e il vero valore aggiunto è il suo impianto di gioco, a volte definito noioso (tutti quei passaggi indietro…) quando invece è semplicemente sopraffino: perché altri non lo fanno o lo fanno meno?
Perché bisogna esserne capaci, perché è difficile convincere i calciatori a non usare scorciatoie per arrivare nella metà campo avversaria, è difficile convincere i calciatori ad avere pazienza e credere in un calcio così controllato; ma quando poi ti accorgi che nella metà campo avversaria ci arrivi coi tempi giusti e con tanti calciatori, così da recuperare quasi sempre la palla eventualmente persa e finisci sempre le gare avendo avuto più possesso e il controllo tattico, allora hai vinto la tua personale battaglia: quella contro le malinconie dei dinosauri del calcio, quelle contro chi sostiene che “ai vòl la pòunta..”, quelle contro il calcio ideologico che non esiste più, più!
Spero ( invano ) che il pubblico, i tifosi del Bologna, prima o poi riescano a comprendere che, per poter stare a certi livelli, sono utili è indispensabili anche quelli che sembrano eccessivi tatticismi.
Vi piace la classifica di oggi?
Arriva da quel lavoro lì!
Tosco